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Il nodo della complessità fiscale

di Pierluigi Tessaro

Secondo uno studio condotto dal Financial Complexity Index, l'Italia si trova al terzo posto, dopo Brasile e Turchia, per complessità del sistema fiscale.

Non si tratta certo di un dato di cui essere fieri, anche perché a ciò bisogna aggiungere una pressione fiscale ed un’evasione fra le più alte al mondo.

E’ da rilevare inoltre anche la notevole differenza di trattamento fra redditi da lavoro dipendente con quelli di altra natura.

Ad esempio l’Irpef, che risulta essere da un lato l'imposta con il gettito più elevato e versata per oltre l'82% dai lavoratori con redditi alla fonte, ma, al contempo anche l’imposta maggiormente evasa in Italia.

La prossima riforma fiscale dovrebbe, quindi, andare verso una riduzione del carico fiscale a vantaggio dei percettori di redditi “alla fonte”, lavoratori dipendenti e pensionati, che attualmente subiscono una forte penalizzazione, pagando più di altri la mancanza di un’efficace politica contro l’evasione fiscale e contributiva.

Un’azione che non è stata mai veramente attuata in modo efficace e capillare nel corso degli anni e che rappresenta un problema molto sentito, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, caratterizzato da forti tensioni sociali.

In questo contesto, il prossimo mese di novembre sarà fondamentale per le finanze dello stato, già messe a dura prova dall’emergenza Coronavirus, poiché gli introiti derivanti dal gettito delle varie imposte, Irpef, Ires, Irap, ecc. avranno lo scopo di assicurare il funzionamento dell'apparato statale.

La volontà di semplificare gli adempimenti si scontra quindi con la difficoltà di trovare il giusto equilibrio fra gettito e perequazione dei redditi dei contribuenti. 

Se pensiamo che negli anni ’80 l’Italia si trovava al primo posto in Europa come stipendi netti erogati ai lavoratori, mentre ora la ritroviamo all'ultimo posto, ne emerge un quadro che mostra un notevole squilibrio fra risorse introitate e quelle impiegate.

Per ridurre il costo del lavoro ed il cuneo fiscale, molto deve ancora essere fatto in termini di politica economica, soprattutto in relazione ai livelli di occupazione e di crescita.

Un altro grosso problema è rappresentato dalla complessità legata ai troppi livelli di riscossione, nazionale, regionale e comunale, e dall’eccessiva burocrazia.

Da diversi anni si parla di riduzione degli obblighi e degli adempimenti in capo ai contribuenti, ma la strada da percorrere è ancora lunga e tutta in salita.

Attualmente, infatti, si rileva una pletora di leggi poco chiare o di difficile applicazione, circolari interpretative, cambiamenti normativi, che determinano un quadro estremamente pesante per il contribuente.

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