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Dott. Villiam Zanoni

Il colpo di coda degli esodati in attesa della settima salvaguardia

pensioniprevFra le tante vicende che stanno caratterizzando la legge di stabilità in discussione alla Commissione bilancio del Senato, ve ne è una che ha catturato l’attenzione dei media e di molti addetti ai lavori. Mi riferisco alla settima salvaguardia degli esodati che prima ancora di essere completamente definita e di entrare in vigore ha già generato contrapposte valutazioni: da un lato il Ministro del lavoro Poletti ha affermato che questa dovrebbe essere la soluzione strutturale del problema, dall’altro il presidente dell’INPS Boeri continua a dire che il problema rimane aperto proponendo le sue ricette.

Dietro tutto questo c’è però un fatto certo: da come sono andati i diversi interventi emerge un certo pressapochismo nella definizione degli obiettivi, sia nella sottovalutazione che nella sopravalutazione della dimensione del problema.

Emerse subito, ad esempio, quanto fosse insufficiente la prima salvaguardia per i 65.000 lavoratori individuati in prima battuta dalla stessa legge Fornero, tant’è che alla prima salvaguardia ne sono seguite diverse altre, ma è stato molto singolare anche quanto accaduto nella seconda e nella quarta salvaguardia (rispettivamente pensate per 55.000 e per 9.000 lavoratori), ma che poi all’atto pratico sono state utilizzate in numero nettamente inferiore , tant’è che in occasione della sesta salvaguardia prevista per 32.100 lavoratori, ben 24.000 furono ripescati dalla seconda (20.000) e dalla quarta (4.000).

La stessa cosa sta accadendo in queste settimane per la settima salvaguardia: formalmente si sta discutendo di una platea di 26.300 lavoratori, ma dalla stessa relazione tecnica che accompagna il disegno di legge di stabilità emerge che le risorse per la copertura finanziaria sono ricavate preliminarmente riducendo la precedente platea complessiva da 170.230 lavoratori a 146.166, per cui una diminuzione di 24.064 cui se ne aggiungono solo 2.236 nuovi.

A ben vedere abbiamo assistito ad una rimodulazione complessiva di 48.000 lavoratori, cioè circa il 25% del complessivo intervento.

Nel frattempo si è consumato un altro giallo che solo in queste ore pare risolto.

Abbiamo già più volte sottolineato come le diverse salvaguardie abbiano riguardato sostanzialmente varie figure del settore privato e che, tranne i 950 esoneri della prima salvaguardia, solo quella più anomala abbia invece interessato anche i pubblici dipendenti: si tratta dei soggetti che nel corso del 2011 hanno fruito dei permessi in base alla legge n° 104/1992 o dei congedi straordinari di cui all’articolo 42, comma 5, del D.Lgs. n° 151/2001.

Tali lavoratori, infatti, non hanno avuto particolari problemi derivanti dalla riforma Fornero poiché erano tranquillamente al lavoro e l’unica aggravante è rappresentata dal fatto che debbono attere un po’ di più l’agognato traguardo della pensione, così come accade a tutti gli altri lavoratori. Nessuno di questi ha perso il posto di lavoro.

Ebbene nella quarta salvaguardia erano state previste complessivamente 2.500 deroghe per questa fattispecie, a cui se ne aggiunsero altre 1.800 nella sesta salvaguardia.

Tante sono state le richieste, al punto che la graduatoria stilata dall’INPS nella quarta salvaguardia ha ricompreso unicamente coloro che erano riusciti a perfezionare i preesistenti requisiti entro il 31 ottobre 2012, come annunciato dallo stesso istituto con messaggio n° 7463 del 6 ottobre 2014, con il quale è stato anche annunciato l’esaurimento della platea dei 2.500 soggetti.

Un problema analogo sui è riproposto con la sesta salvaguardia, poiché anche in tale caso le domande hanno di gran lunga superato il plafond delle 1.800 unità previste.

Nel frattempo l’INPS aveva comunque fatto presente che gli esclusi dalla quarta salvaguardia sarebbero stati inclusi nella sesta senza la necessità di inoltrare nuove istanze.

Era quindi accaduto che le code della quarta salvaguardia e le nuove domande avessero di con tutta evidenza non trovato capienza nel nuovo plafond.

Due sono stati gli eventi che hanno caratterizzato tale problema.

Da un lato si era costituito un fronte rappresentato dalle organizzazioni sindacali, dai comitati degli esodati e da diversi parlamentari che chiedeva a gran voce l’utilizzo dei risparmi derivanti dal mancato utilizzo delle altre salvaguardie, ma dall’altro stavamo assistendo ad una resistenza da parte dei tecnici della Ragioneria dello Stato secondo i quali tale utilizzo sarebbe stato possibile solo attraverso una modifica normativa.

Si è arrivati anche ad alcuni aspri confronti in sede parlamentare, tant’è che le commissioni lavoro riunite di Camera e Senato a settembre hanno convocato in audizione i ministri Padoan e Poletti per affrontare tale problematica.

Ne era scaturito un impegno a ricercare una soluzione attraverso la conferenza dei servizi fra il Ministero dell’economia e delle finanze ed il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Nel frattempo negli ambienti dell’INPS, senza tuttavia che fosse emesso alcun comunicato ufficiale, aveva nuovamente fatto capolino la notizia in base alla quale solo i lavoratori che fossero riusciti a maturare i requisiti entro luglio 2013 avrebbero potuto rientrare nel plafond degli esodati, oltre forse a qualche caso di agosto 2013.

Ora finalmente il cerchio si chiude.

Il Ministero del lavoro, infatti, con un comunicato stampa del 12 novembre, ha dato notizia del fatto che il 9 novembre si è tenuta l’ultima riunione della conferenza sopra citata e che in quella sede si è dato il via all’operazione “vasi comunicanti”.

In sostanza sono stati censiti i risparmi derivanti dal mancato utilizzo delle precedenti salvaguardie e tale ammontare è servito sia per finanziare la settima salvaguardia, ma anche per sbloccare l’accesso alla salvaguardia 104 per circa 5.000 lavoratori che vanno quindi ad aggiungersi ai 26.300 futuri salvaguardati.

Nel frattempo l’INPS, con messaggio n° 6912 del 11 novembre 2015, ha diramato la stessa notizia ed ha annunciato di avere ripreso l’invio agli interessati delle comunicazioni che erano state precedentemente bloccate.

Il problema vero è che tutto questo insieme di novità rischia di risolversi in una bolla di sapone poiché le pensioni oggetto della salvaguardia dovrebbero avere decorrenza entro il 6 gennaio 2016, e visti i tempi molto ristretti molto potrebbe vanificarsi.

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