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Le assunzioni nel 2016

Prof. Arturo Bianco

direttoreLe assunzioni di personale a tempo indeterminato da parte degli enti locali e delle regioni sono, per le capacità del 2016, destinate all’assorbimento del personale in sovrannumero degli enti di area vasta. Peraltro, proprio in questi giorni tali dipendenti possono indicare le amministrazioni alle quali chiedono di essere assegnati; la loro assegnazione a tali enti sarà disposta per i posti che questi enti hanno inserito nel portale della mobilità sulla base dei criteri previsti dal DPCM del 14 settembre 2015.

S.O.S. Appalti - Edizione del 18 Aprile 2016

a cura dell'Avv. Carmine Podda


Consiglio di Stato sez. VI 1/4/2016 n. 1298

Decorrenza del termine di impugnazione del provvedimento di aggiudicazione

In considerazione delle particolari esigenze di tutela connesse alla derivazione comunitaria delle disposizioni sostanziali e processuali, e nel bilanciamento fra i vari interessi coinvolti, si è sostenuto che debba essere condiviso il principio interpretativo, secondo cui il termine di trenta giorni per l’impugnativa del provvedimento di aggiudicazione non decorre sempre dal momento della comunicazione, di cui ai commi 2 e 5 dell’articolo 79, ma può essere «incrementato di un numero di giorni pari a quello necessario affinché il soggetto (che si ritenga) leso dall’aggiudicazione possa avere piena conoscenza del contenuto dell’atto e dei relativi profili di illegittimità (laddove questi non fossero oggettivamente evincibili dalla richiamata comunicazione e – comunque – entro il limite dei dieci giorni che il richiamato comma 5-quater fissa per esperire la particolare forma di accesso - semplificato ed accelerato - ivi disciplinata» (Consiglio di Stato, Sez. III, n. 5830 del 25 novembre 2014, Sez. III n. 4432 del 28 agosto 2014, Sezione V, n. 864 del 10 febbraio 2015).


TAR Veneto sez. I 8/4/2016 n. 359

Difformità essenziali dell’offerta tecnica rispetto al progetto a base di gara

E’ stato … autorevolmente osservato che “le difformità essenziali nell’offerta tecnica, che rivelano l’inadeguatezza del progetto proposto dall’impresa offerente rispetto a quello posto a base di gara, legittimano l’esclusione dell’impresa dalla gara e non già la mera penalizzazione dell’offerta nella valutazione del punteggio da assegnare, determinando la mancanza di un elemento essenziale per la formazione dell’accordo necessario per la stipula del contratto (Consiglio di Stato, Sez. V, n. 5604 del 26 novembre 2013; v. anche, da ultimo, Cons. St., III, 1 luglio 2015, n. 3275. E’ stato, altresì, ulteriormente precisato che tale conclusione “non solo non può ritenersi in contrasto….con l'art. 46, comma 1-bis, del Codice dei contratti pubblici (in quanto l'esclusione è determinata non dal mancato rispetto di adempimenti solo documentali o formali o privi, comunque, di una base normativa espressa, ma dall'accertata mancanza dei necessari contenuti dell'offerta richiesti per la partecipazione alla gara ), ma l'esclusione stessa consegue proprio alla diretta applicazione dell'art. 46, comma 1-bis, medesimo …., che prevede quali cause di esclusione il mancato adempimento di prescrizioni previste dal codice, dal regolamento e da altre disposizioni di legge vigenti, nonché i casi di incertezza assoluta sul contenuto o sulla provenienza dell'offerta, per difetto di sottoscrizione o di altri elementi essenziali ovvero in caso di non integrità del plico contenente l'offerta o la domanda di partecipazione.


Consiglio di Stato sez. III 1/4/2016 n. 1318

Illegittimo il soccorso istruttorio al fine di acquissirespecificazionisui contenuti del progetto tecnico

Il potere di soccorso istruttorio può (e, a certe condizioni, deve) essere attivato solo a fronte della necessità di acquisire integrazioni documentali o chiarimenti di dichiarazioni ambigue, anche se, ovviamente, solo nelle ipotesi in cui non risulti violata una prescrizione la cui inosservanza vincola l’amministrazione all’esclusione del concorrente inadempiente (ovviamente per le procedure soggette al regime normativo previgente all’introduzione dell’art.38, comma 2-bis, d.lgs., n.163 del 2006), ma non può mai essere esercitato per acquisire puntualizzazioni o specificazioni tecniche (e non regolarizzazioni documentali) circa i contenuti e la funzionalità del progetto tecnico, soprattutto quando lo stesso risulta, di per sé, completo, nelle soluzioni proposte, anche se carente nella sua capacità funzionale e operativa.

Tale ultima ipotesi, a ben vedere, esula dall’ambito oggettivo di operatività dell’istituto del soccorso istruttorio, da intendersi, infatti, circoscritto alle sole integrazioni propriamente documentali, come si ricava dall’univoco dato testuale ricavabile dalla lettura dell’art.46, comma 1, d.lgs., n.163 del 2006, e la cui latitudine applicativa non può essere estesa fino a comprendere anche i contenuti propriamente tecnici dell’offerta.


Consiglio di Stato sez. V 5/4/2016 n. 1331

Giudizio di congruità delle offerte tecniche e discrezionalità della stazione appaltante

Per consolidato indirizzo giurisprudenziale le valutazioni della commissione di gara in ordine alla valutazione alla congruità delle offerte tecniche sono espressione di discrezionalità tecnica dell'amministrazione appaltante e, quindi, assoggettabili ad un sindacato limitato alle presenza di macroscopiche illogicità ed omissioni ovvero ad evidenti errori di fatto (ex plurimis Cons. St., sez. V, 15 giugno 2015, n. 2953; 4 novembre 2014, n. 5446; 11 novembre 2014, n. 5518; sez. VI, 5 giugno 2015, n. 2770; 18 novembre 2014, n. 5652), ferma restando l’impossibilità da parte del giudice di sostituire il proprio giudizio a quello dell’amministrazione e di procedere ad una autonoma verifica di congruità dell’offerta e delle singole voci, che costituirebbe un’inammissibile invasione della sfera della Pubblica Amministrazione (Cons. St., sez. III, 29 aprile 2015, n. 2186; sez. V, 29 aprile 2015, n. 2175; sez. VI, 14 agosto 2015, n. 3935) . E’ stato anche costantemente ribadito che la verifica delle offerte anomale non ha carattere sanzionatorio e non ha per oggetto la ricerca di specifiche e singole inesattezze dell'offerta economica, mirando invece ad accertare se l'offerta nel suo complesso sia attendibile e, dunque, se dia o non serio affidamento circa la corretta esecuzione (Cons. St., sez. V, 22 settembre 2015, n. 4431; 5 marzo 2015, n. 1122; sez. VI, 27 novembre 2014, n. 5890).


Consiglio di Stato sez. III 30/3/2016 n. 1255

Limiti all’applicazione della “clausola sociale”

La c.d. clausola sociale deve essere interpretata conformemente ai principi nazionali e comunitari in materia di libertà di iniziativa imprenditoriale e di concorrenza, risultando, altrimenti, essa lesiva della concorrenza, scoraggiando la partecipazione alla gara e limitando ultroneamente la platea dei partecipanti, nonché atta a ledere la libertà d'impresa, riconosciuta e garantita dall'art. 41 della Costituzione, che sta a fondamento dell'autogoverno dei fattori di produzione e dell'autonomia di gestione propria dell'archetipo del contratto di appalto, sicché tale clausola deve essere interpretata in modo da non limitare la libertà di iniziativa economica e, comunque, evitando di attribuirle un effetto automaticamente e rigidamente escludente (cfr. Cons. Stato, VI, n. 5890/2014);conseguentemente, l'obbligo di riassorbimento dei lavoratori alle dipendenze dell'appaltatore uscente, nello stesso posto di lavoro e nel contesto dello stesso appalto, deve essere armonizzato e reso compatibile con l'organizzazione di impresa prescelta dall'imprenditore subentrante; i lavoratori, che non trovano spazio nell'organigramma dell'appaltatore subentrante e che non vengano ulteriormente impiegati dall'appaltatore uscente in altri settori, sono destinatari delle misure legislative in materia di ammortizzatori sociali (cfr. Cons. Stato, III, n. 5598/2015); la clausola non comporta invece alcun obbligo per l'impresa aggiudicataria di un appalto pubblico di assumere a tempo indeterminato ed in forma automatica e generalizzata il personale già utilizzato dalla precedente impresa o società affidataria (cfr. Cons. Stato, III, n. 1896/2013).


TAR Toscana sez. I 30/3/2016 n. 539

Le tabelle ministeriali relative al costo del lavoro costituiscono parametri di valutazione e non limiti inderogabili

Con riferimento specifico al costo del lavoro, in relazione al quale si appuntano le censure della ricorrente, è stato ripetutamente affermato che un'offerta non può ritenersi anomala, ed essere esclusa da una gara, per il solo fatto che il costo del lavoro sia stato calcolato secondo valori inferiori a quelli risultanti dalle tabelle ministeriali o dai contratti collettivi, occorrendo, perché possa dubitarsi della sua congruità, che la discordanza sia considerevole e palesemente ingiustificata (Cons. Stato sez. III, 9 dicembre 2015 n. 5597; id. sez. III, 13 ottobre 2015 n. 4699; T.A.R. Piemonte, sez. I, 4 febbraio 2015 n. 197); ciò in quanto i valori del costo del lavoro risultanti dalle tabelle ministeriali non costituiscono un limite inderogabile, ma semplicemente un parametro di valutazione della congruità dell'offerta, con la conseguenza che l'eventuale scostamento da tali parametri delle relative voci di costo non legittima di per sé un giudizio di anomalia, purché lo scostamento non sia eccessivo e vengano salvaguardate le retribuzioni dei lavoratori, così come stabilito in sede di contrattazione collettiva

Dott. Francesco Disano

Il massimale contributivo  non si  applica per i dipendenti che riscattano contributi prima del 1996

pensioniprevL'Inps, con la circolare n. 58  dell’1.04.2016,  fornisce chiarimenti in merito alla corretta gestione e, quindi,  all’applicazione del massimale annuo della base contributiva e pensionabile per coloro  che acquisiscono anzianità assicurative anteriormente alla data del  1° gennaio 1996,  a seguito di inoltro  di istanza di riscatto o accredito figurativo. Pertanto,la contribuzione versata anteriormente al 1° gennaio 1996 in qualsiasi gestione pensionistica  obbligatoria, anche se diversa da quella di iscrizione all’1.01.1996,  implica  la non applicazione del massimale contributivo.

Dott. Claudio Carbone

Focus sul “Il reclamo e la mediazione”, II° parte

fiscalitaSi è argomentato nella prima parte del focus che l’istituto del reclamo mediazione, disciplinato dall’articolo 17-bis del D.lgs n. 546 del 1992, è uno strumento deflativo del contenzioso tributario di recente introduzione, previsto dall’articolo 39, comma 9, del Dl n. 98 del 2011, come modificato dall’articolo 1, comma 611, lettera a), della legge n. 147 del 2013, finalizzato a consentire un esame preventivo della fondatezza dei motivi del ricorso e una verifica circa la possibilità di evitare, mediante il raggiungimento di un accordo di mediazione, l’instaurazione di un giudizio tributario. Nella disciplina attualmente in vigore, si configura come un rimedio che il contribuente deve esperire obbligatoriamente e preliminarmente qualora intenda proporre ricorso avverso atti di valore non superiore a 20mila euro.

Dott. Stefano Usai

La procedura negoziata senza pubblicazione di bando nel nuovo codice degli appalti e delle concessioni (seconda parte)

llppNella prima parte del contributo –  dedicato alla lettura del nuovo articolo 63 che (per gli appalti ordinari) disciplina le ipotesi della procedura negoziata senza pubblicazione di bando - ,   si è dato conto delle ipotesi di cui ai primi due commi della norma in parola su cui, grazie al parere espresso dal Consiglio di Stato n. 855/2016 (depositato il 1° aprile) è possibile esprimere ulteriori considerazioni. Come si legge nel parere citato, il comma 1 precisa “opportunamente”  che la procedura negoziata senza pubblicazione di bando risulta giustificata solamente se ricorrono i presupposti “espressamente indicati nella disposizione”  con la correlata imposizione all’amministrazione aggiudicatrice (al RUP) di un obbligo di motivazione da inserire nella determinazione di impegno di spesa.

Dott. Villiam Zanoni

Alcune riflessioni sulla circolare n° 58/2016 dell’ INPS (Chiarimenti sul sistema contributivo, misto e retributivo)

pensioniprevLa circolare da cui traggono spunto le successive considerazioni ha destato non poche perplessità e soprattutto una ridda di interpretazioni sulle quali sarebbe bene che l’INPS si pronunciasse molto più esplicitamente, magari previo tavolo di concertazione con il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e con il Dipartimento della Funzione Pubblica. Partiamo dall’oggetto della circolare (“Chiarimenti in materia di applicazione del massimale contributivo di cui all’articolo 2, comma 18 della legge 8 agosto 1995, n° 335 per i soggetti iscritti alle Gestioni pubbliche”) che per una parte appare assolutamente scontato, mentre poi in verità  nasconde un altro chiarimento che è quello che in verità ha generato le ricadute problematiche.

Si possono prevedere tra i criteri per la selezione dei dipendenti beneficiari delle progressioni orizzontali la utilizzazione delle valutazioni dell’ultimo triennio e l’assegnazione di un punteggio ai curricula, anziché l’assegnazione di punteggio alla anzianità di servizio?

L’assegnazione di punteggio sulla base dell’anzianità di servizio deve essere considerata come una scelta illegittima, in quanto non contiene elementi meritocratici ed in quanto non prevista dal CCNL 31.3.1999, che si limita a parlare di esperienza acquisita. Gli altri 2 criteri sono da ritenere pienamente legittimi con riferimento in particolare alle previsioni dettate dal D.Lgs. n. 150/2009a

La contrattazione decentrata del 2016 può fissare la decorrenza delle progressioni orizzontali al 2015, visto che in tale anno non è stato stipulato il contratto?

La decorrenza delle progressioni economiche o orizzontali non deve superare l’inizio dell’anno in cui vengono effettuate le relative procedure. E’ inoltre necessario che i dipendenti conoscano da subito i criteri di valutazione.

E’ legittimo prevedere il finanziamento di progressioni orizzontali per il 60% dei dipendenti in servizio?

Sulla base delle previsioni dettate dal D.Lgs, n. 150/2009, il numero delle progressioni orizzontali deve essere limitato rispetto ai dipendenti che possono partecipare a tali selezioni. Dal che non ne deriva automaticamente un tetto invalicabile fissato dal legislatore. Ma è del tutto evidente che le progressioni orizzontali per la maggioranza sono da ritenere illegittime, tanto più se riferite all’intero personale in servizio.

Prof. Arturo Bianco

Divieto di incentivazioni dei tecnici per le manutenzioni

direttoreIl personale dipendente degli uffici tecnici non può essere destinatario di compensi per le manutenzioni, senza distinzione tra quelle ordinarie e quelle straordinarie. Tale divieto produce i suoi effetti a partire dalle previsioni dettate dal D.L. n. 90/2014. In questa direzione vanno le indicazioni dettate dalla deliberazione della sezione autonomie della Corte dei Conti n. 10 dello scorso 23 marzo. La materia sarà radicalmente modificata nelle prossime settimane dalla entrata in vigore del nuovo codice degli appalti, che limiterà le incentivazioni ai tecnici solamente alle attività di supporto amministrativo, inibendo agli stessi la effettuazione di progettazioni.

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